I segnali ci sono da tempo.
Dallo scioglimento dei ghiacciai, a specie aliene insediate in nuovi ecosistemi, ad estati sempre più calde, a piogge sempre più brevi ed intense.
Poi è arrivata la siccità dei nostri giorni.
Siamo al corto circuito, bisogna tornare a produrre in maniera “tradizionale” abbandonando gli schemi produttivi che l’economia ci ha imposto.
Un mondo dove l’obesità è considerata una piaga per alcuni, esattamente come la fame e la mancanza di cibo per altri, dovrebbe far capire, anche al meno informato, che questa economia non funziona.
Ci stiamo suicidando.
Salviamo il pianeta è uno slogan sbagliato, bisogna salvarci noi! Il pianeta ha vissuto diverse estinzioni di massa e la vita ha trovato modo di continuare.
Mi è capitato di vedere immagini di coltivatori che per irrigare i campi pompavano acqua utilizzando i trattori come pompe idrovore. Assurdo!
L’utilizzo di carburanti fossili ci sta spingendo alla morte e per irrigare utilizziamo motori a gasolio.
Le alternative ci sarebbero pure ma noi continuiamo sulla nostra strada come muli con i paraocchi.
Invece che piantare alberi nelle città, asfaltiamo e disboschiamo accendendo i condizionatori.
Le persone queste cose le sanno, ed anzi, negli ultimi anni questa consapevolezza è decisamente aumentata facendo passi da gigante, ma poi? Poi il nulla.
Se un politico propone di costruire un centro commerciale dove c’è un terreno agricolo con una variante urbanistica, la notizia vola alta, non viene percepita.
Il caldo sì, quello lo percepiamo.
E nei bar, per strada, in mezzo alla gente, si sentono discorsi con a tema i cambiamenti climatici ed i danni che ne conseguono. Specie quest’anno, anno nel quale anche gli incendi stanno aumentando in modo abnorme.
Piove pochi giorni l’anno e questo fa seccare il terreno. Quando piove arrivano le “bombe d’acqua” che, come in un vaso con il terreno secco, non filtrano nel terreno ma
scivolano sopra di esso.
Nel frattempo si alzano le temperature che sciolgono i ghiacciai da una parte ed impediscono che ad alta quota le precipitazioni siano nevose piuttosto che piovose, pioggia che aumenta anche lo scioglimento stesso dei ghiacciai. Più si scioglie d’estate e meno si rigenera d’inverno, in prima battuta, arrivando alla mancanza
di una sufficiente immissione di acqua nei bacini idrici che si prosciugano come sta avvenendo in questi giorni.
Inoltre, inaridendosi, il suolo stesso contribuisce all’innalzamento delle temperature, portando a tutta la distruzione causata dagli incendi incontrollabili.
Anni fa, ascoltavo un membro della protezione civile parlare con un vigile del fuoco su come affrontare e prevenire gli incendi boschivi, la parte a mio parere più interessante era stata quella in cui questo esperto descriveva il danno invisibile che un incendio boschivo crea.
Capita di vedere bruciare un monte e, dopo un anno o due, lo si vede tornare verde. Questo ci rassicura ma, in realtà, il danno è stato enorme. Quando brucia un bosco la resina degli alberi prende la densità dell’acqua grazie alle altissime temperature permettendole di filtrare dentro il terreno finché non incontra uno strato di terreno meno caldo e, arrivata a contatto con questo, si solidifica formando una lastra impenetrabile dalle giovani radici.
Osservando meglio e ricordandoci quanto visto prima dell’incendio, vedremmo che dove c’era un bosco ora c’è un prato. Vero è che gli alberi raffrescano l’atmosfera e purificano l’aria ma le radici trattengono anche il terreno che, senza di esse, alla prima occasione, frana.
Sembriamo incapaci di collegare i vari fenomeni, eppure spesso si sente dire “se una farfalla sbatte le ali a Tokio, a New York nevica invece che splendere il sole”.
Quindi siamo in grado di relazionare cose apparentemente distanti fra loro anche senza essere scienziati.
E lo facciamo in continuazione: dalla lista della spesa, al campionato di calcio, alla rata del mutuo, forse queste cose sono più importanti? No! Solo più immediate, se non pago qualche rata del mutuo la banca mi sequestra la casa, mentre se butto la plastica per strada ci vogliono decenni prima che finisca dentro la catena alimentare e comunque rimane invisibile anche se la mangiamo. Magari spendendo anche un sacco di soldi in un bel ristorante.
Non si può continuare ad ignorare il fatto che il nostro ecosistema è come una scatola di ingranaggi, ne danneggi uno e la macchina si rompe.
