La sostenibile leggerezza della F1

Era un Gran Premio di una domenica di aprile. E al primo posto sul podio azero andò Perez.
Si inizia sempre da qualcosa ed io, con la Formula1, sono partita da lì, dal podio, estremo punto di arrivo. Perez, Verstappen, Leclerc.
L’attesa per il weekend di motori, le prove, le qualifiche e le gare è arrivata un attimo dopo. Ero tifosa da cinque minuti e già, dopo Baku, aspettavo Miami.
Non era da me, ora lo è.
Quindi, sì, in cima al podio c’era Perez invece dell’Olandese pigliatutto. Invece di questo Verstappen che, anche se non segui, non puoi non sapere che chi vince è praticamente sempre lui.
C’era Perez in cima, quella volta, e mi ha fatto talmente tanta simpatia che ho iniziato a tifare e a seguire. Non a tifare Red Bull, a tifare proprio Perez, proprio lui.
E’ stata quella faccetta simpatica e sorridente, quella del numero due, sì, a tirarmi dentro ad un mondo.

I box, i pit stop e il tempo dei pit stop e le gomme dure e le total wet e il riquadrino delle posizioni in alto a sinistra che meno male che c’è perché, siccome che sono cecata, diceva la grande Anna, non riconosco tanto bene piloti e macchine e meno male che c’è il riquadrino perché sennò sarebbe durissima capire chi è dove nei circuiti.
E ste tute meravigliose e pure le sottotute e le interviste e la safety car che ci vuole, per carità, ma un po’ mi secca perché mi pare quel limbo dove nulla accade. E il tempo passa, i giri anche, e se Checo è ancora quinto, allora, come si fa?
Vabbè, insomma, sono lì a macinare emozioni e batticuore mentre quelli vanno sparati in pista.
E la cosa che mi fa impazzire, letteralmente, è vederlo che magari parte 15esimo, ma poi supera tutti quanti. Non c’è scampo. Rimonta sempre il vecchio Checo. Il riquadrino riporta fedelmente quei suoi spietati sorpassi. Roba di secondi, frazioni di secondi, e lui arriva. Li sorpassa tutti. Tutti meno uno. Ma questa è un’altra storia. Anche un po’ quella dei figli e figliastri. Perché ho iniziato da poco, ma essere di parte è un attimo.
Ora, possiamo dirlo. Tecnicamente ci capisco una beata. Ma la passione, il cardiopalma, l’attesa, la delusione e quei cinque secondi di penalità che sei nera di rabbia e vai in giro per una settimana dicendo che no, Gasly deve solo ringraziare i cinque secondi che han tolto a Perez, ecchecavolo, tutto questo scalda la mente ed il cuore in un modo che mai avrei detto.
Alla fine il bello è questo. Loro corrono ed il tuo cuore corre insieme a loro.
E così via. Perché poi, sì, se sul podio arriva anche la Ferrari schifo non fa. E poi Alonso, anche lui, mi è simpatico e trovo che il podio andrebbe ripensato e un quarto posto, tutto sommato, ci starebbe. Un bel podio a scaletta. Perez, Sainz, Leclerc e Alonso. Eventualmente rivedibile l’ordine dal secondo al quarto.
L’Olandese, all’inizio, non lo potevo vedere. In pista ancora lo patisco parecchio, ma tutto sommato le cose vanno meglio. Uno che va a complimentarsi con Sainz arrivato primo alle qualifiche diciamo che mi piace e la mia stima, per quanto valga, se la merita. Però ha già vinto tanto, già vinto quasi tutto, a più di metà campionato e quindi, dai, rifacciamo il podio a modo mio.
Che poi c’è anche il discorso Hamilton. Hamilton che piace a tutti e a me mica tanto. E so di attirarmi le critiche, si, perché invece pare sia amatissimo, in Italia soprattutto. Però cambiasse sarto e l’espressione da tombeur de femme, il ragazzo, male non farebbe. E trovo che in passato abbia sfoderato in pista un’antipatia che non riesco a dimenticare.
Quindi, sì, la Formula1 e tutte le emozioni che umanamente arrivano. Chi ti piace a prescindere perché ti piace e basta e gli perdoni tutto e chi invece non sopporti perché è così. Siamo umani e abbiamo le nostre simpatie. I giudici di gara sono altro.
E poi tutti gli altri piloti che nella mia testa non riescono ad esistere. Per dire, mi fa strano un Russel, indubbiamente fortino, che si tiene dietro un Hamilton per tutto il circuito di Monza. Mi fa strano, sì. Mi concentro su quei quattro, cinque piloti e tutto il resto pare una specie di contorno al main course dei miei preferiti o non preferiti.
E’ una festa dall’inizio alla fine, la F1. Non mi perderei il podio e l’inno per niente al mondo e mi rendo conto di avere uno sguardo oltre l’infinito nelle premiazioni, un po’ come chi su quel podio ci sale.
Sono belle le interviste ai piloti, agli ospiti, i pareri di Marc Gené e le interviste a Chris Horner che sorride sempre, forse anche perché, apparentemente, ha solo motivi per farlo, ed è bello tutto. Domenica scorsa, a Monza, tutta quella folla rossa mi ha emozionata tanto. E mi ha emozionata anche Sainz che davvero ha dato tanto e si è giocato l’impossibile.
Quando il sipario si chiude mi spiace, tocca dirlo. E tocca dire anche mai dire mai. Perché ho sempre percepito la F1 come una roba di una pesantezza intollerabile e invece è bastato cambiare prospettiva per trovare una vera passione dietro l’angolo.
Una passione che è diventata subito viscerale e ora, dico davvero, un poco mi preoccupa ciò che verrà dopo il 26 novembre.
Io volevo chiedere se è possibile farla tutto l’anno la F1. Secondo voi si può?

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