Quando Netflix non l’ha doppiato in italiano, ma vale comunque la pena. Fidatevi.

E’ capitato per caso. Che Netflix, mi abbia saggiamente proposto questa serie. “La Casa de las Flores”.
Messicana, in spagnolo e con attori in Italia forse poco conosciuti come la meravigliosa Cecilia Suarez e Paco Leon, ma anche l’indimenticabile Veronica Castro di “Anche i Ricchi Piangono”.
E che dire, è stato un viaggio. Di quelli veri. Da viaggiatrice, non da turista.
Si parte secchi, con la festa di compleanno di Ernesto, capo famiglia dei De La Mora. Benestanti, pare, e felici, sembra. Mentre stanno per dare inizio ad un ricevimento col botto - e che botto - nel giardino di una residenza bella da togliere il fiato, con decine di invitati e centinaia di fiori. Sì, perché la ricchezza di questa famiglia si è fatta grazie ad un negozio di fiori, la floreria. Attorno a cui tutto ruota dall’inizio alla fine della serie. Un negozio di fiori che ricorda la vita stessa. E forse ne è metafora. Per i temi, belli ed importanti, che si affrontano in questa storia. La famiglia allargata, l’omosessualità, la transessualità. L’amore in ogni sua declinazione.
Quello senza barriere, incondizionato. E la famiglia. Disfunzionale, strana ed invincibile.

Ed è proprio nella floreria, a pochi minuti dall’inizio, che si consuma la tragedia capace di trasformare un compleanno da sogno nel peggiore degli incubi. Perché è un fatto che trascina con sé molte, forse troppe, delle maschere che i De La Mora hanno messo su negli anni.
Preparatevi, però, a ridere di gusto. Non di loro, ma con loro.
Perché tutto precipita ma i De La Mora tengono botta. Con un umorismo surreale, a mio parere raffinato ed iconico.
Preparatevi ad incontrare personaggi che detesterete dal profondo del cuore, ma finirete per comprendere.
Preparatevi ad amare tutti, ma proprio tutti, coloro che raccontano questa meravigliosa storia.
Da Paulina (Cecilia Suarez), con il suo disarmante conformismo, con cui si difende anche da se stessa, e la sua parlata lenta. A Maria José (Paco Leon), per la grazia con cui non manca mai di essere se stessa.
Preparatevi alle immagini della sigla che sembrano arrivare dalla mente di una Frida Kahlo 2.0.
Vale la pena preparare le valigie e partire con tutti loro, credetemi.
Buon viaggio, allora. Ah, e… saludame al Cacas! ;O)

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