4 strepitosi minuti di Harry ed Albus Silente

Ci sono arrivata anch’io, alla fine.
Ad emozionarmi, un episodio dopo l’altro, alla saga, meravigliosa, di Harry Potter.
Un piccolino, non fortunato apparentemente, che diventa grande grazie a Hogwarts e ai suoi meravigliosi amici, sì. Ma soprattutto grazie al coraggio che sa trovare dentro di sé in ogni singolo instante, di fronte ad ogni singolo drago, dissennatore o a quella bruttissima faccia di “tu sai chi”.
C’è un aspetto che mi ha colpito fin dall’inizio. E anche un tantino infastidito, sulle prime. Harry, nella fighissima scuola di magia che a tratti scambierei volentieri con parte del mio percorso scolastico noiosetto, pur circondato da quei maghi spettacolo di Albus Silente e Minerva McGranitt, se la deve sempre cavare da solo. Riceve aiuti importanti, siamo d’accordo, il mantello dell’invisibilità, le pozioni della sapiente Hermione, il sostegno di quei prof. che per lui se la rischiano davvero. Ha, attorno a sé, una considerevole quantità d’amore e di solidarietà. Ma alla fine, come è giusto, e l’ho compreso bene solo alla fine, non c’è davvero qualcosa o qualcuno che riesca a proteggerlo dal cattivone Voldemort o a rendergli la vita meno grama, povero Harry. Alla fine, la responsabilità del suo percorso e del suo avere coraggio è solo sua. Perché sì, è così che si va davvero avanti, passo dopo passo.
Nella parte finale, in quel memorabile, intenso e tenero incontro tra Harry e Silente, in quella che assomiglia tanto alla stazione di King’s Cross, ci vengono regalate perle di saggezza che si fa quasi fatica a raccogliere tutte insieme. Piovono così, da quel maestro con l’immensa barba bianca. E vale la pena fare attenzione.
Perché sono messaggi che fanno bene al cuore ma anche al cammino di ognuno di noi.

Harry si sveglia, in un luogo pieno di luce e vede un povero e mostruoso essere sofferente, raggomitolato su se stesso. E Silente glielo spiega subito che non può aiutarlo. Non puoi fare nulla per lui, Harry. Non puoi fare nulla per quella parte di Voldemort che Voldemort stesso ha mandato a morire. E che, sì, per anni ha vissuto dentro Harry stesso. Una parte di quell’orribile creatura ha vissuto nel valoroso Harry. Capita. E quanto di vero c’è.
Bene e male non sono due contesti distinti. Sta a noi decidere cosa fare di ogni cosa, sta a noi trasformare le situazioni. Tutte quante.
A questo punto, il nostro Harry può scegliere. Potrebbe prendere un treno e andare comunque avanti oppure tornare indietro e combattere la creatura che è tanto mostruosa quanto perfida. E lui lo dice a Silente, che le condizioni non volgono a suo favore, che Voldemort si è impossessato della bacchetta di sambuco e che il serpente che lo accompagna fedele è purtroppo sempre vivo. Ed è qui che il messaggio di Silente sfiora picchi di pura poesia. “Un aiuto verrà sempre dato a Hogwarts, a chi se lo merita. Le parole sono, nella mia non modesta opinione, la nostra massima, inesauribile, fonte di magia. In grado sia di infliggere dolore che di alleviarlo…
Non provare pietà per i morti, Harry. Provala per i vivi. E soprattutto, per coloro che vivono senza amore.”

Sembra il padre di tutti i discorsi. E’ lo è, in effetti. Sembra un vale sempre la pena combattere, non arrendersi, nemmeno davanti al peggiore dei mali. Perché, in fondo, la cosa peggiore che ti può capitare è morire, ma non è detto che capiti e nemmeno che sia la peggiore. Se hai lottato con tutto te stesso, se è l’amore che ha guidato ogni tuo gesto. La peggiore cosa è vivere senza determinazione, privi di ideali, in una dimensione in cui non si sceglie mai di rendere, anche di poco, migliore la realtà che ci circonda partendo da noi stessi.
E quanto sono importanti i nostri pensieri e la nostra determinazione, il nostro Silente ce lo chiarisce subito dopo. Quando alla domanda di Harry “Professore, è vero tutto questo? O sta accadendo dentro la mia testa?” lui risponde “Certo che sta accadendo dentro la tua testa, Harry. Dovrebbe voler dire che non è vero?”.
I nostri pensieri e soprattutto quello che abbiamo dentro al cuore non sono un’illusione. Possono essere la più preziosa delle intuizioni. Per diventare oggi migliori di ciò che eravamo ieri e rendere questo mondo, abitato anch’esso da draghi, seppur diversi da quelli di Harry, un poco meno imperfetto e un poco più simile a come lo vorremmo.

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