Solo chi sogna impara a volare

Lo diceva Jim Morrison, e anche Peter Pan, che “solo chi sogna impara a volare”.
Possediamo tutti un paio di ali e lo scorso 27 luglio, all’incontro organizzato da Scrittura Zen, mi è parso quasi di percepirle, sulla mia schiena piena di realtà.
Il sogno e le sue declinazioni in letteratura, musica e ironia. Da Oriente ad Occidente.
Di questo si è parlato, a lume di candela e al frinire delle cicale, in una serata che ha avuto il fascino di un racconto davanti al fuoco su una terrazza nel centro storico di Genova.
Dal valore profetico nel Buddhismo tibetano, in cui il confine tra sogno e veglia si confonde, al legame profondo tra sogno, letteratura e realtà nel pensiero di Borges, Tabucchi e non solo.
Il sogno, veicolo d’eccezione e stato di coscienza in cui si percepiscono informazioni altrimenti inaccessibili. Il sogno come atto creativo e ultima frontiera di libertà.
Un viaggio dentro e verso noi stessi. Il sogno e la molecola dello spirito, che mostra all’esterno il mondo interno, che mostra a noi stessi quello che è il nostro stesso mondo in quel momento, ci spiega Luigi Casati.
Il sogno non è solo ciò che ci capita mentre dormiamo. Anche da svegli, negli stati di meditazione in cui le onde alfa scendono a livelli molto bassi, produciamo la molecola dello spirito. Ed è allora che si innesca il processo creativo. E’ allora che arriva l’arte che mettiamo nel mondo.
Quando l’io si fa da parte arriva il sogno. Come se, per accedere a qualcosa di infinitamente grande, al mare profondo dentro e fuori di noi, dovessimo solo abbandonarci, dimenticarci, fare un passo indietro per vedere tutto e noi stessi.
Sono sogni preziosi, i nostri, e lo sono tutti. Anche, e giustamente, quelli ad occhi aperti. Che siamo svegli oppure no, vale la pena custodirli. Come messaggi di un vero sé, di un universo che vibra fuori e dentro di noi.

Un evento, quello di Scrittura Zen, ispirante e costruttivo.
Ho iniziato a farci caso, ad addormentarmi tra respiri calmi e a svegliarmi mettendo quel poco di attenzione in più alle immagini che, dapprima con fatica, riuscivo a recuperare dalla notte precedente. Ho ripreso a sognare, o a ricordare di aver sognato, dopo un tempo molto lungo. La stanchezza e lo stress che la vita ti porta mi avevano tolto proprio questo, la bellezza dell’attraversarmi ad occhi chiusi.
Ed ai momenti di imbambolamento ad occhi aperti, quelli sono proprio i miei e sono tanti, adesso è più facile dare un nome. Sono azione nell’inazione, sono occasioni in cui ci è possibile percepire qualcosa di più, qualcosa di meglio, è stato detto. Quanta verità. Mi è parso sempre così bizzarro, scrivere e scrivere tanto, non sapendo mai cosa avrei scritto nel momento in cui mi sedevo davanti al computer. E adesso è bello aver capito un poco di più di cosa ti accade quando le parole ed i personaggi delle storie ti arrivano, uno dopo l’altro, perché hai messo piede in una dimensione che non è quella ordinaria. E quindi, un piccolo volo sento di averlo già fatto. Magari con un salto sul posto, ma le ali crescono e per imparare a volare un pochino ci vuole.
Mi fermo qui. E ringrazio. Silvana Vezzani, Irene Chiozza e Luigi Casati.
Sarà bello, ne ho la certezza, ritrovarci a volare insieme dal 9 settembre prossimo, data del prossimo incontro su vino e filosofia.
A prestissimo.

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