“Io e Mr Wilder” di Jonathan Coe.
Un romanzo. Un’ennesima conferma.
Di un Jonathan Coe che non ti fa mai perdere la voglia di leggere.
Estate 1976. Calista, una ingenua ventunenne greca in vacanza da sola negli Stati Uniti, conosce Gill, inglese ed altrettanto timida. Condivide con lei parte della vacanza. Condivide, soprattutto, una cena in un ristorante di Beverly Hills organizzata da tempo dal padre di Gill e da un suo amico.
L’amico è il regista Billy Wilder. Accompagnato da Iz Diamond e dalle mogli di entrambi.
Una cena surreale. Considerato che Cal e Gill si presentano in maglietta e ciabatte, che Cal di cinema sa pochino, ma anche Gill non scherza. Che Gill abbandona il ristorante all’improvviso per seguire un giovane conosciuto in vacanza e che Cal, inevitabilmente inebriata dal contesto inusuale (al tavolo accanto sta cenando Al Pacino), cede all’ottimo vinello e si ubriaca fino quasi a perdere i sensi. Non prima, però, di aver dato un inconsapevole assist al regista per la trama del suo prossimo film, “Fedora”.
Billy Wilder e signora offrono a Cal un riparo per la notte ed il post sbronza. La mattina dopo, a lauta colazione fatta, a Cal viene consegnato un biglietto dalla cameriera. E’ da parte di Billy. Che la ringrazia per il contributo della sera prima e le lascia il testo di “Fedora” con preghiera di leggerlo per eventuali nuovi colpi di genio.
Cal lascia casa Wilder. Nei giorni successivi si adopera e legge tutto. Senza ricavarne colpi di genio, però, e restituendo, alla fine, il testo nella cassetta delle lettere del Writers and Artists Building. Sulla busta scrive, per educazione, anche il proprio indirizzo di Atene.
Sembra che tutto finisca lì. Cal torna alla vita con i suoi genitori in una trafficata ed inquinata via di Atene. Riprende le ripetizioni agli studenti e la composizione di pezzi al pianoforte che lei, autodidatta della musica, esegue e poi registra. E si documenta, di continuo, sui film di Wilder.
Un giorno, “in una nube di noia quasi intollerabile”, arriva una telefonata. E’ l’ufficio di produzione del film “Fedora”.
Cal parte per Corfù. Sarà l’interprete dal greco e l’assistente di Iz Diamond per tutto, ma proprio tutto, il periodo delle riprese del film. Incontrerà celebrità, personaggi e persone che trasformeranno la sua vita. Viaggerà. Attraverso le capitali europee che sono il passato di Billy Wilder.
E’ qui che accade qualcosa di unico e speciale. E’ qui che guai a spoilerare. Perché non sai se sia Jonathan Coe o Billy Wilder. Ma c’è un gioco di luci ed ombre, di umorismo vero e di dramma denso. Di commozione inattesa in mezzo alla risata che ti fa pensare che questo scrittore e quel regista in qualche modo si somiglino. Nel loro modo di mescolare tutto senza perdere nulla per strada.
Ci sono frasi che non si possono non citare. Come “Magari sapessi registrare quel silenzio. Renderebbe obsoleta tutta la musica del mondo…” o “Bisogna dare al pubblico qualcosa di diverso, qualcosa di bello, di elegante. La vita è brutta, lo sappiamo tutti. Non occorre andare al cinema per scoprirlo.” o l’ultima, eternamente valida, “…ma voi che cosa facevate nel 1942 o nel 1943, quando stava succedendo il peggio del peggio?”.
Un romanzo straordinario. Lo avevo acquistato ed era rimasto chiuso nella Billy per diverso tempo. Adesso, a dire il vero, ne ho già nostalgia.