Appena uscita su Netflix, questa deliziosa serie era disponibile solo in lingua spagnola. Ed è stato un bene. Perché il doppiaggio, arrivato a posteriori, si porta via troppo dell’effetto alone e dell’espressività assicurati dalla lingua originale.
“Valeria”, ispirata ai romanzi di Elisabet Benavent, ti immette da subito nel vivo della storia.
Siamo in una scoppiettante Madrid, ai giorni nostri. Valeria è una graziosa ventottenne, aspirante scrittrice.
Aspirante, sì, perché il blocco dello scrittore ci mette lo zampino portandola dritta dritta verso qualcosa che è peggio, forse. La sindrome dell’impostore.
Ok, ora potete googlare, come ho fatto io, e farvi un’idea.
Con queste premesse, va da sé che Valeria si trovi a dover affrontare ben più di un problema, dentro di sé e nel quotidiano.
Accanto a lei troviamo le sue splendide amiche. La sensuale Lola, Nerea la fredda e l’estrosa Carmen. Ognuna con la propria storia, i propri conflitti e l’innegabile simpatia.
Valeria è sposata da diversi anni con il dolce Adrian. Fotografo. E Adrian sembrerebbe il marito ideale, sì. Se non fosse che questa cosa di sostenere Valeria nel suo tormentato percorso verso la scrittura non gli riesce benissimo. E poi, beh, ad un certo punto arriva Victor.
E ora basta perché siamo al limite dello spoiler e poi finisce il bello.
Comunque. “Valeria” sprizza vitalità in ogni singola scena. E queste quattro ragazze, che dire, trasmettono davvero, oltre lo schermo, calore umano e solidarietà sincera, colonne portanti di questa storia.
Ultimo ma non ultimo, in questa produzione il colore la fa da padrone.
Dai capelli rossi di Valeria, alla tappezzeria di casa di Lola, agli outfit di Carmen. E mette allegria già così.
Buona visione, come sempre.

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