La Sanità malata

Non è facile descrivere come ci si senta scontrandosi con un sistema per certi versi allo sbando. E’ un vortice. E uscirne sani – ma anche vivi – dipende solo da noi. Dalla nostra tempestività e da quel minimo di gruzzolo che ti consente di arrivare dove il pubblico ormai è il grande assente.
La sanità dovrebbe proteggere, curare, prevenire addirittura. La tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo è prevista dall’art. 32 della nostra Costituzione. E però non lo fa. Non lo fa più. Perché i mezzi a sua disposizione sono davvero, ormai, troppo pochi. E del resto è di sanità che parliamo e non di armamenti.
Andiamo per ordine.
Mio papà ha avuto un problema di salute. Non grave all’inizio, ma che, trascurato, ha rischiato di diventare gravissimo. Il medico di famiglia, probabilmente, non ha capito. Del resto è facile non capire se ritieni che sia superfluo visitare il tuo paziente 86enne a domicilio nonostante lui e la sua famiglia te lo chiedano. Siamo arrivati in tempo, nonostante tutto. Grazie ad uno specialista che, a domicilio, ha fatto la diagnosi corretta ed ha impostato una terapia.
Ci sono stati alcuni passaggi in ospedale. Dove tutti sono stati gentili ed accudenti. Il calore umano ancora esiste. Ancora si trovano esseri umani veri in un sistema teso a far profitto. E lo stesso specialista che quando lo chiami sul mobile e ti scusi per il disturbo ti dice no, nessun disturbo, l’avrei chiamata io.
Siamo arrivati in tempo, dicevo, e però si è creata una situazione temporanea talmente difficile da affrontare e da vivere quotidianamente che è stato indispensabile rivolgersi ad una agenzia di assistenza privata. In due settimane sono partiti, per forza di cose, davvero un sacco di soldi.
Ho trovato disponibilità, gentilezza, nuovi amici. Persone che si sono affezionate a me e ai miei genitori. Ma come avremmo fatto senza il benedetto gruzzolo, sinceramente, ancora, non lo so.
Ora. Pochi giorni fa, ho ricevuto dalla Asl una lettera che mi invita a partecipare allo screening di controllo dell’epatite c, preceduto dalla lettera per lo screening del cancro alla cervice e del cancro all’intestino. Bene, la prevenzione è una bella cosa. Poi, però, chiami il CUP per prenotare un qualsiasi altro esame e la lista d’attesa è di sei mesi e così ci rinunci e scegli il privato, praticamente sempre. Quindi, cara sanità a due velocità, per gli esami che tu ritieni importanti, ponti d’oro, per tutto il resto tocca aspettare mesi, se non anni.
E però, ognuno è il miglior medico di se stesso. E quali siano i controlli davvero importanti per ciascuna persona non è un Ministero che può saperlo. Ogni individuo è unico e sarebbe importante, se non vitale, partire da questo assunto e ripensare un sistema che non potrà mai curare se sono i protocolli ed il soldo i punti di partenza.
Nonostante l’informatizzazione tanto sbandierata dai nostri governanti, che ora fai tutto da solo, ti prenoti gli esami, basta scaricare la app (sì, si chiama Apperò) o avere una postazione internet a tue spese. Tutto risolto, tutto a posto. Le persone anziane se la cavano alla grande, sicuro.
E ora la super rivoluzione anche in farmacia. Il farmacista che ti segue da remoto con una video chiamata. Anche lì occorre essere un minimo informatizzati per far funzionare questa brillante novità. Le persone anziane sempre più ai margini.
Non ci siamo, davvero. In una regione in cui gli anziani rappresentano la maggioranza della popolazione, ma anche in generale. Ci sono quei sanitari che, in tutto questo, rimangono esseri umani veri. E a loro va la mia stima. Ma il sistema sanità, ormai paradossalmente malato, espone anche queste persone di buona volontà a ritmi e contesti faticosi ed isterici.
Mi viene in mente quello che raccontava una mia amica di Cuba. Dove la sanità è un’eccellenza. Sai, diceva, c’erano le migliori cure ed i migliori medici, ma tornavi a casa e non avevi nulla da mangiare.
Noi da mangiare, per il momento, ne abbiamo. Pure troppo. Ma essere malati in Italia significa essere soli. A meno che uno non decida di spendere, e molto, per fare da sé ciò che uno Stato che ti ammazza di tasse, dovrebbe fare ancor prima che tu glielo chieda.
Riflessione finita. A voi le vostre.

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