“Un Giorno questa Terra sarà bellissima.” (Paolo Borsellino)
Partecipare alla Giornata della Legalità è stato un privilegio. Ne scrivo adesso, dopo alcuni giorni, nei quali tanto di quei momenti speciali ha continuato a fare eco nella mente e nel cuore.
La Giornata della Legalità si è svolta a Campomorone lo scorso 6 maggio ed è stata organizzata dal Movimento delle Agende Rosse ligure. Un movimento che non ha bisogno di presentazioni e al quale va la mia gratitudine per il grande lavoro che instancabilmente porta avanti. Per ricordare, testimoniare e rendere materia viva, nelle scuole e nella società, l’intento del suo fondatore, Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, ucciso insieme agli agenti della sua scorta il 19 luglio 1992. Nei minuti successivi a quella immensa tragedia, l’Agenda Rossa di Paolo Borsellino venne trafugata. Gli appunti di un magistrato conscio del suo destino, del suo lavoro febbrile in mezzo ad infiniti ostacoli, i contenuti dei suoi colloqui investigativi con collaboratori di giustizia e uomini delle Istituzioni sono, da 30 anni, in mano a chi può farne oggetto di ricatto.
Quella agenda, oggi, è simbolo della quotidiana sfida per la ricerca della verità e della continua semina di valori che occorre tenere ben presenti, fin dai banchi di scuola.
Le mafie esistono e questo è un fatto con cui fare i conti ogni giorno. La presa di coscienza di un problema costituisce, in fondo, un grande passo nella giusta direzione.
E la lotta alle mafie è qualcosa che dovremmo sentire sulla pelle sempre, per difendere la nostra meravigliosa terra e le nostre preziose esistenze da qualcosa che, per sua natura, sporca, svilisce, ricatta e occulta.
Ognuno di noi nasce libero e tale deve restare. Il lavoro che il Movimento delle Agende Rosse fa nelle scuole getta semi importanti affinché nessuno rubi il presente, il futuro e la dignità alle nuove generazioni. Rubare l’Agenda Rossa del nostro meraviglioso Paolo, forse, è stato facile, ma se la lotta alla mafia diventa un pezzo del nostro DNA, se si creano solide consapevolezze nei giovanissimi sul dovere di cittadinanza ed i pericoli sempre dietro l’angolo, sarà più difficile, per le mafie e la mentalità mafiosa profondamente radicati nel nostro Paese, impregnare le nostre vite.
Alla Giornata della Legalità abbiamo ascoltato testimonianze di uomini delle Istituzioni e di grandi esseri umani.
Di Pino Carbone, docente e Presidente del Movimento Agende Rosse ligure che ha espresso l’impegno e l’energia che quotidianamente mette in campo per fare cultura della legalità fra gli studenti.
Di Giuseppe Antoci, già Presidente del Parco dei Nebrodi in Sicilia, autore del Protocollo Antoci, oggi Legge dello Stato, che vive sotto massimo regime di sicurezza ormai da anni. Che si è trovato a combattere la mafia quasi senza rendersene conto ed è scampato ad un attentato grazie al valore e all’intuizione degli uomini della Polizia di Stato. E ci ha parlato del senso di libertà che viene dalla consapevolezza di essere dalla parte giusta, anche quando il palazzo in cui vivi è presidiato dall’Esercito e sono quasi nove anni che non puoi permetterti un bagno al mare per ovvie ragioni di sicurezza.
Del ritagliarsi uno spazio di responsabilità, del dovere di cittadinanza che rende ognuno di noi funzionale tessera di un mosaico.
E di Roberto Centi, Presidente della Commissione Antimafia in Regione Liguria e docente di lettere antiche. Che ha sottolineato l’importanza del parlare della storia recente nelle scuole, del fare da tramite tra la storia ed i ragazzi, in questo tempo in cui il rischio di un forte distacco tra ciò che si studia a scuola e la realtà è davvero alto.
Della Liguria, molto infiltrata da tutte le mafie, con ben 476 beni confiscati alle stesse, in cui, nel capoluogo, a fine aprile, è stato arrestato il secondo peggior latitante dopo Messina Denaro, ma in cui si sta lavorando ad una Legge Regionale per il finanziamento ai comuni nel recupero dei beni confiscati alle mafie. E dell’importanza della motivazione sociale. Che ai ragazzi bisogna far capire che la lotta alla mafia è miglioramento di se stessi, sempre.
E Angelo Garavaglia Fragetta, Cofondatore Movimento Agende Rosse e autore di preziose inchieste indipendenti sul furto dell’Agenda Rossa. Che ci ha trasmesso, con forza, l’importanza del verificare, sempre, ciò che ci arriva dall’informazione. E di quanto sia ormai indispensabile l’azione del disvelare. Perché sì, siamo vittime di un continuo occultamento e tocca farsi largo in mezzo al buio.
Ultimo, ma mai ultimo, Salvatore Borsellino che ha partecipato da remoto. Grande iniziatore di tutto questo. Che lo guardi e l’impressione che ti arriva è quella “dell’arrendersi mai”. Profondamente segnato da quelle ultime due sentenze sulla trattativa Stato-Mafia che accettiamo, ma che non fermano la ricerca di una coscienza comune della verità. Insieme alle istituzioni sane e alle forze dell’ordine, per far sì che casa nostra torni pulita.
E poi la premiazione degli studenti vincitori del concorso “Nel nome di Paolo e Giovanni”. Che mi ha commosso e tanto. La Cultura della Legalità si crea in questo modo. Con la ricerca, l’impegno, lo stimolo. Ed un concorso che è sfida e competizione con se stessi. Perché quello che vinci è un premio, certo, ma soprattutto un te stesso migliore e più consapevole. Credo sia un investimento vero nel futuro di tutti.
Non occorre essere eroi e Giuseppe Antoci lo ha ribadito. Che di simboli ed eroi, in questo Paese, ne abbiamo avuti fin troppi.
Ma credo che se tutti diamo qualcosa, verrà il giorno in cui non sarà richiesto a qualcuno di dare tutto.
Il primo testo anti-mafia è la nostra Costituzione anche se la parola mafia non vi compare.
E’ prima di tutto nel nostro rapporto con lo Stato che si costruisce il nostro ruolo di cittadino. Lo Stato che non è altro da noi. Pensare di non fare la differenza è un sentimento comune a molti. Sentirsi poca roba rispetto ad uno Stato, sentirsi piccoli e percepire se stessi come ingranaggi inutili di un sistema in cui tutto va male è l’origine della sconfitta.
Giovanni Falcone diceva che la mafia si fa stato dove lo Stato è assente. Ma lo Stato siamo noi, nessuno escluso. Siamo noi a dover essere presenti, sempre, con un quotidiano esercizio del dovere che diventa esso stesso progetto di speranza.
Ciò che sta dall’altra parte lavora per rubarci il futuro, per inquinare la nostra terra, le nostre vite e le nostre Istituzioni. Da questa parte ci siamo noi. E la consapevolezza di un ruolo.
Un giorno questa terra sarà bellissima. Hai sempre avuto ragione tu, Paolo.