“C’era una volta un sogno chiamato Roma.
Potevi solo sussurrarlo. Ogni cosa più forte di un sussurro l’avrebbe fatto svanire, era così fragile… Massimo, sussurriamolo così, adesso, insieme tu ed io…”
Queste, le parole di Marco Aurelio quando descrive l’idea di “Roma” al generale Massimo Decimo Meridio nel film “Il Gladiatore” di Ridley Scott.
La descrizione dell’idea filosofica di “Roma”.
Il Movimento 5 Stelle era quella visione.
Così come il figlio dell’imperatore stava distruggendo Roma, il figlioccio politico del garante, Luigi Di Maio, ha quasi demolito il sogno che era il Movimento 5 Stelle.
VT ROMA CADIT ITA ORBIS TERRAE
(se Roma cade, anche il mondo andrà in rovina)
Dovrebbe essere chiaro a tutti quanto questa forza politica abbia giovato al Paese ed ai suoi cittadini. Già nella legislatura del 2013, all’opposizione, l’impegno dei portavoce in parlamento, nelle varie amministrazioni locali, ma anche e soprattutto l’impegno degli attivisti, ha portato concetti quali il conflitto di interessi, la trasparenza, il taglio dei parlamentari, la necessità di un reddito di cittadinanza, all’attenzione di tutti costringendo il mondo dell’informazione ad affrontare questi temi.
L’impegno degli attivisti in tutto questo è stato fondamentale essendo loro, in primis, ad affrontare l’opinione pubblica ogni giorno. Nella figura del vicino di casa, del collega, degli amici, la società, insomma, invece della ristretta cerchia di persone nella quale inevitabilmente finiscono confinati i politici, che è una gabbia dorata.
Nel 2019 mi è capitato di entrare sia alla Camera dei Deputati che al Senato dove ho persino pranzato. E sembrava di essere alla corte del Re Sole.
Un migliaio di Parvenu serviti e riveriti come antichi aristocratici dai vari commessi.
Mi ricordo come sono rimasto stupito nel vedere parlamentari appartenenti a diversi schieramenti pranzare allo stesso tavolo e ricordo come ho subito pensato fosse, in un certo senso, normale quanto un normale pranzo di lavoro.
Invece no, non era e non è normale. In un pranzo di lavoro ci sono clienti e fornitori che parlano di forniture e sconti, non del futuro del paese.
C’è chi dice che la politica è l’arte del compromesso, ed in parte mi trova d’accordo, ma il compromesso non può essere al ribasso né, tantomeno, finalizzato a mantenere la propria poltrona tradendo così il mandato dei cittadini.
Un deputato mi ha poi accompagnato a vedere la teca dove viene conservato l’esito del referendum popolare che ha sancito la fine della monarchia.
Altro che passare da uno schieramento ad un altro, magari pure ideologicamente opposto a quello grazie al quale si è stati eletti!
Naturale voler tutelare il proprio posto di lavoro, ci mancherebbe altro.
La politica non dovrebbe essere considerata un lavoro però, dovrebbe essere considerata quello che è, un servizio alla comunità.
I cittadini eletti dovrebbero considerarsi al servizio e non al di sopra della società.
E invece….
Non si esita a tradire i principi fondanti, per pura convenienza, mascherandoli da evoluzione politica quando si tratta di evidente trasformismo.
Qui si può citare l’alleanza del Movimento con altre forze politiche in nome della futura, certa, vittoria nella successiva tornata elettorale e puntualmente smentita nei fatti, cosa che va avanti dal 2020.
La colpa di Luigi di Maio.
Insito nella nostra natura è il volere sempre più, lavorando sempre meno. Questo vale anche per i politici.
Io ho iniziato a lavorare in fabbrica per minimo 8 ore al giorno. Una volta ritrovatomi a fare l’istruttore subacqueo, un lavoro da sogno che mi vedeva nelle più belle spiagge del mondo, quando si prospettava lo straordinario, quella giornata si trasformava in una brutta giornata.
Sono bastati sei mesi per trasformare la mia percezione. Dal ritenermi un privilegiato pagato per fare quello che gli piace in paradisi terrestri, al percepire tutto questo come routine.
Figuriamoci che effetto può fare essere serviti e riveriti percependo dai 12.000 ai 15.000 euro al mese più i vari rimborsi e la pensione maturata in 4 anni 6 mesi ed 1 giorno.
Attenzione però, non bisogna pensare che tutto questo sia inevitabile.
Le persone come il Ministro Luigi di Maio non rappresentano la totalità. Il punto è che, inseguendo interessi personali, finiscono con il ricoprire ruoli di controllo e in questo modo la loro autostima aumenta, si circondano di yes men ed il loro ego si gonfia sentendosi dare sempre ragione dagli stessi.
Ecco come un Ministro della Repubblica finisce al servizio degli interessi economici o politici che ben poco hanno a che fare con l’interesse nazionale.
Ci sono persone che hanno dimostrato il contrario continuando a servire il popolo. Alessandro di Battista è sicuramente il più conosciuto ma non è l’unico, unica è la sua
continua esposizione: fa ascolti!
Il pesce puzza dalla testa è il proverbio più sbagliato che possa venire in mente, la colpa è soprattutto di noi cittadini.
Lo so, ammettere le proprie colpe costa parecchio, ma diciamolo francamente, gli italiani ricordano la formazione della nazionale che ha vinto la coppa del mondo nel 1982 e non ricordano cosa ha fatto quel politico questa mattina o, peggio mi sento, l’altro ieri.
Così ci si ritrova poi governati da puttanieri e/o fancazzisti.
Così però si perde anche l’alibi del “Sono tutti uguali” o del “Piove, governo ladro”.
Così muore la democrazia fra scroscianti applausi!
Alessandro di Battista 14-11-2021:
“Ricapitoliamo: negli ultimi 10 giorni il M5S si è astenuto su una mozione che chiedeva di assegnare ad Assange, un prigioniero politico, lo status di rifugiato; ha detto che Berlusconi “ha fatto anche molte cose buone” (ed io che leggevo la sentenza Dell’Utri ad Arcore ricevendo, nei mesi successivi, ogni forma di diffamazione da parte dei giornali di B.) oppure ha parlato della sua possibile elezione al Quirinale citando “Gullit, Van Basten e Rijkaard”; si è astenuto alla richiesta della Giunta per le immunità di sollevare un conflitto di attribuzioni alla Corte Costituzionale contro i magistrati che indagano Renzi sul caso Open.
E per qualcuno il problema sono io…”